Perché manifestiamo

Appello pubblicato l’11 Dicembre 2013, prima delle modifiche al bando

 

Mi rivolgo a tutti coloro che in Italia e all’estero si occupano di Beni Culturali perché hanno creduto di poter trasformare una passione in una professione, investendo in anni di formazione, di studio, di ricerca, di lavoro. Ad Archeologi, Architetti, Archivisti, Bibliotecari, Diagnosti, Ingegneri, Storici dell’ArteDemoetnoantropologi, a chi esercita ruoli di Funzionario o Dirigente nella Pubblica Amministrazione o insegna nelle Università, Italiane e Straniere. Ma soprattutto a chi ha intrapreso da poco un percorso di studi, con il desiderio di poter prendersi cura un giorno del nostro patrimonio culturale.

Il bando del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo “500 giovani per la Cultura”, del 6 dicembre scorso, è un insulto alla dignità del Lavoro, al Merito e alle Competenze dei Professionisti, alla Cultura Italiana.Ad agosto, con il varo del decreto Valore Cultura, il Presidente del Consiglio Enrico Letta con grande enfasi aveva annunciato “Diamo lavoro a 500 giovani per la Cultura“.

Ma questo non è né Lavoro né Cultura, è un insulto.

E’ un insulto alla dignità del lavoro perché, sotto il sigillo della Repubblica Italiana, maschera con il termine “tirocinio” la più becera forma di sfruttamento e di lavoro precario sottopagato: “un’indennità di partecipazione, al lordo, di 5000 euro annui, comprensiva della quota relativa alla copertura assicurativa”. Vuol dire 3,50 all’ora.

E’ un insulto al Merito e alle Competenze degli under 35 perché il Ministero non può pretendere di reclutare professionisti laureati con il massimo dei voti e con competenze specifiche, come richiede il bando, e poi riconoscere un compenso offensivo, sotto forma di “indennità”.

E’ un insulto ai Professionisti over 35 perché, sulla base di un requisito anagrafico discriminatorio, ignora le competenze e il merito della generazione dei quaranta-cinquantenni, che ha già pagato un prezzo troppo alto per le politiche dissennate in tema di occupazione e lavoro degli ultimi anni e per l’assenza di buone politiche culturali.

E’ un insulto alla Cultura perché il Paesaggio e i Beni Culturali, testimoniando materialmente la nostra storia e la nostra cultura, rappresentano l’identità più profonda dell’Italia. E meritano di essere trattati con rispetto e dignità, esattamente come i professionisti che se ne prendono cura.

E’ un insulto alla Formazione perché sappiamo tutti che il vero obiettivo non è formare dei professionisti che, una volta concluso il tirocinio, abbiano reali opportunità.

In Italia non esiste un mercato della digitalizzazione del patrimonio culturale in grado di assorbire nuove 500 unità, a meno che il Ministro Bray non intenda dare seguito all’affermazione sprovveduta, espressa lo scorso 28 novembre, in un’audizione a commissioni riunite: “i laureati che avranno ottenuto giudizio favorevole […] saranno immessi nei ruoli del ministero con il corrispondente profilo professionale”. Un’immissione illegittima perché i requisiti anagrafici del bando sono palesemente discriminatori. L’impressione è che il vero obiettivo del Ministero sia quello di reclutare a buon mercato alti profili da assegnare a basse mansioni, solo per tirare a campare. E’ noto a tutti che coloro che guidano “i luoghi e gli istituti della Cultura” presso cui si svolgeranno i “tirocini” non hanno né le risorse finanziarie né il tempo per occuparsi della formazione. Presso le Soprintendenze e l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione esistono inoltre lunghi elenchi di schedatori e catalogatori con esperienza pluri-decennale, spesso over 40, che negli ultimi anni hanno visto drasticamente ridurre i progetti di schedatura e non ricevono incarichi. Infine, nessuno di noi crede che la vocazione e l’urgenza del MIBACT sia quella di formare nuovi professionisti: l’offerta formativa in Italia è già satura, esistono le Università, le Scuole di Archivistica, le Scuole di Dottorato e di Specializzazione, i Master.

Quello che manca semmai è il lavoro per chi è già formato.

Sempre ad Agosto, il Presidente del Consiglio Letta dichiarava che il Decreto Valore Cultura era un “Primo segnale di inversione di tendenza: attrarre investimenti nella cultura è tra le nostre priorità“. A giudicare dal bando, dal tempo che il Governo ha impiegato per nominare il Direttore Generale di Pompei, prendendosi 60 giorni, dalla previsione di moltiplicare le Direzioni Generali Amministrative del MIBACT e di accorpare quelle tecniche, ma soprattutto dall’impostazione paternalistica e assistenzialista in materia di occupazione e lavoro, non sembra affatto che la rotta sia stata invertita.

Per rivendicare buona occupazione e rispetto per i professionisti e per le imprese dei Beni Culturali, a cominciare dall’immediato ritiro del bando, chiedo a tutti voi, alle organizzazioni, alle associazioni e ai comitati di aderire alla manifestazione dei Professionisti dei Beni Culturali l’11 gennaio 2014.

Le adesioni possono essere inviate all’indirizzo 500no@archeologi.org 

Salvo Barrano 

Presidente Associazione Nazionale Archeologi

500logo 

6 pensieri su “Perché manifestiamo

  1. In Italia i 40mila monumenti nazionali privati sono infrastrutture storico-architettoniche che concorrono al 9% del PIL nazionale per oltre 150miliardi di Euro. In Italia, un occupato su 15 lavora nel turismo, un valore superiore alla media europea e in costante crescita, che si stima superi il milione di occupati.
    Erano immobili soggetti a tutela costituzionale con regimi fiscali patrimoniali “speciali” (non “agevolati” (esenti) come ad esempio gli immobili delle fondazioni bancarie, della Chiesa, dei partiti politici, dei sindacati, ecc.): regimi fiscali riconosciuti dalla Corte Costituzionale fino al 31.12.2011.
    Sono stati trasformati dal Governo Letta (nel silenzio omologato del mondo della cultura) in immobili di lusso (A8 e A9), soggetti ad ogni più perversa vessazione tributaria e patrimoniale, considerate le loro rendite e le loro superfici catastali unitarie, che superano statisticamente i 2500mq.
    In GB il partito Laburista fece la stessa politica fiscale dei Governi Monti e Letta, ad inizio anni ’60, per i monumenti nazionali privati ed è riconosciuto dagli storici che la GB perse la metà del patrimonio storico paesaggistico privato nei successivi 5 anni con proprietari che arrivarono addirittura ad abbattere i tetti per evitare l’esproprio fiscale.
    Anche la distruzione del patrimonio monumentale privato italiano è iniziata!

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